GIOVANNI GENTILE + RIFORMA


 GIOVANNI GENTILE (1875-1944) 


Giovanni Gentile è l’esponente più significativo della reazione antipositivistica che si verificò nell’Italia dei primi due decenni del ‘900. Professore prima al liceo e poi all’università di filosofia, nel 1920 fonda il “giornale critico della filosofia italiana”, considerato uno degli intellettuali più prestigiosi al tempo, nel 1922 venne chiamato per ricoprire la carica di ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1923 mise mano alla riforma scolastica. In tale veste mise mano alla riforma scolastica del 1923. Lasciato il ministero, l’anno seguente, divenne un autorevole esponente del fascismo. Egli vedette nel fascismo la possibilità di concretizzare il suo tipo di educazione: il modello fascista si permea perfettamente con la sua filosofia. 



NEOREALISMO
Gli attivisti portano avanti un’ideale di educazione scientifica, secondo Gentile invece l'educazione dovrebbe rimanere strettamente legata al mondo dello spirito. Condanna i positivisti perché credono che la realtà sia materiale, esterna al soggetto. Essendo lui appartenente dalla corrente neorealista derivante dall'idealismo, parte dall'idea di Hegel secondo cui il reale è razionale, quindi il pensiero è l'attività perpetua dello spirito e la realtà non è altro che una parte di attività che produce il pensiero; “ciò che vedo e interpreto è frutto del mio pensiero”. Concepisce la realtà come prodotto del pensiero. Il maestro e studente compiono insieme un atto di conoscenza, non come nell’attivismo che l'insegnante non interviene, ma far sì che dalle due parti si generi una sintesi: le due menti si innalzano a spirito, diventano superiori. Dal confronto tra scolaro e maestro nascono i dubbi → ricerca insieme, rapporto dialettico. l'educazione non è un atto filosofico per rievocare lo spirito, la moralità. Definire la "scienza dello spirito" come scienza empirica vorrebbe dire snaturare l'educazione riducendola a qualcosa di meccanico. La pedagogia non può che essere "scienza della formazione dello spirito" e cioè sapere filosofico. 

PROPOSTA EDUCATIVA
il valore dei classici Proposta di un corso di studio incentrato sulle discipline umanistiche, in particolare quelle letterario-storico-filosofiche: soltanto frequentando le discipline che studiano l'essere umano dal punto di vista della sua particolarità spirituale è infatti possibile coglierne l'intima natura e garantire un'educazione realmente "umana”: la pedagogia deve tornare ad essere filosofica (ricerca della verità) perché più alleno la mia capacità critica più sono libero. Gentile favorisce un diretto contatto con i classici,che a secoli di distanza toccano temi universali propri dell'umanità: i classici costituiscono la via ideale per la riflessione sui temi più importanti. L’obiettivo ultimo dell'opera educativa è rappresentato dall’autocoscienza, cioè dalla capacità dell'essere umano di saper esplorare i supremi interrogativi dell'esistenza umana in piena autonomia. Gentile disegna un secondo percorso formativo rivolto alla grande massa alla quale è precluso l'accesso agli studi superiori. In questo caso, esclusa la filosofia, la funzione regolatrice compete alla religione, che hai compito di ordinare la vita privata e sociale dei ceti popolari. Attraverso lo studio dei classici mi confronto con il pensiero degli altri ed è l'unico modo per sviluppare il proprio pensiero: le filosofie dei classici stimolano il pensiero 

RIFORMA GENTILE (1923) 
Per riforma Gentile Gentile si intende la riforma scolastica varata in Italia nel 1923 con una serie di atti normativi, ad opera del ministro dell’Istruzione del governo Mussolini, il filosofo neoidealista Giovanni Gentile. Tale riforma è stata alla base del sistema scolastico italiano, mantenuta dopo la caduta del fascismo stesso, fino al 1962. 
  • obbligo scolastico fino al 14esimo anno d’età e l'obbligo di insegnamento della religione alle scuole elementari (poi esteso anche al liceo con i patti lateranensi) e della filosofia nei licei come forma di acculturamento superiore. 
  • rifondazione nel senso idealistico della pedagogia negando i nessi con L’etica e la psicologia Tale riforma andò ad ordinare la scuola come una piramide: alla base vi era la scuola elementare per arrivare al vertice dell’eccellenza con il liceo classico. 
Nel mezzo a scalare vi era: liceo scientifico, istituto magistrale e istituto tecnico; mentre le scuole professionali rimasero fuori dal sistema scolastico e continuarono, come in precedenza, a dipendere dai diversi ministri. Furono inoltre create delle scuole speciali per gli alunni portatori di handicap (no inclusività) La riforma era ispirata ad un severo principio meritocratico: il passaggio da un ciclo scolastico all’altro era subordinato da un rigoroso sistema di esami, il cui scopo era quello di "scegliere i migliori” in modo da assicurare una classe dirigente selezionata. Il principio selettivo, all'apparenza obiettivo ed eguale per tutti, celava una discriminazione sociale: le famiglie che disponevano di maggiori mezzi di economici potevano investire nella carriera scolastica del foglio, a differenza invece delle famiglie più modeste che non se lo potevano permettere. (Mussolini definì la riforma “la più fascista delle riforme”).

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